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Cannabis: il fumo regolare aumenta il rischio di malattie cardiovascolari

Chi fuma più di una volta al mese ha un rischio più alto di malattie cardiache e infarto. Anche prima dei 50 anni.

 

Cannabis e cuore

Il fumo regolare di cannabis è nemico del cuore: una conferma

Fumare cannabis più di una volta al mese si traduce in un rischio maggiore di malattie cardiache e infarto. La correlazione è confermata scientificamente da più lavori, ma una nuova ricerca dell'Università di Stanford (Usa) – pubblicata il 29 aprile sulla rivista Cell – conferma il nesso tra fumo di cannabis e cattive condizioni del cuore e, soprattutto, identifica i meccanismi alla base di questa relazione.

 

Il rischio di attacchi cardiaci precoci

Lo studio Made in Usa si basa sui dati genetici e medici di un campione di circa 500mila persone tra 40 e 69 anni (UK Biobank) e ha raccolto informazioni da quasi 35mila partecipanti che hanno riferito di fumare cannabis, circa 12mila dei quali fumavano più di una volta al mese.

 

Il team di ricerca ha rilevato che fumare cannabis provoca un rapido aumento dei composti pro-infiammatori in grado di danneggiare i vasi sanguigni entro tre ore dall’atto stesso del fumo.

 

In particolare, i ricercatori hanno scoperto che il rischio di avere un attacco di cuore prima dei 50 anni è più elevato del 16% rispetto ai non consumatori. E, come sappiamo, avere un attacco di cuore in giovane età aumenta il rischio di recidiva, ma anche di complicazioni cardiache come l'insufficienza cardiaca o l'aritmia.

 

Il ruolo delle citochine

La vera novità della ricerca dell'Università di Stanford è relativa all’identificazione dei meccanismi che determinano un aumento dei rischi di contrarre malattie cardiovascolari nei fumatori regolari di cannabis.

I ricercatori hanno infatti rilevato che questa situazione era causata dall’aumento delle citochine pro-infiammatorie. L'infiammazione dei vasi sanguigni è una caratteristica dell'aterosclerosi, che è l'ispessimento delle pareti delle arterie dovuto al deposito di placche grasse.

 

Il ruolo della genisteina

Lo studio ha identificato anche un meccanismo e una molecola che possono contrastare il rischio cardiovascolare nei fumatori abituali di cannabis.

Gli scienziati hanno infatti scoperto anche una molecola capace di contrastare gli effetti negativi della cannabis che abbiamo descritto mitigandone i danni indotti ai vasi endoteliali.

Si tratta della genisteina, una molecola presente naturalmente nei fagioli, nella soia o nelle fave. L'altro vantaggio della genisteina è che non blocca gli effetti positivi della marijuana sul sistema nervoso centrale quando questa viene usata per scopi medici.

 

Altre complicazioni per il cuore

Un’altra parte della ricerca condotta dall’Università di Stanford, è stata effettuata utilizzando test sui topi. In questo caso lo studio ha scoperto che il tetraidrocannabinolo (THC) – il componente psicoattivo della cannabis che crea i suoi effetti legandosi a un recettore chiamato CB1 nel cervello umano – provoca sia l’infiammazione delle cellule endoteliali che rivestono linterno dei vasi sanguigni, sia all’aterosclerosi (indurimento o ispessimento delle arterie). Il THC.

 

"La marijuana ha un effetto significativamente negativo sul sistema cardiovascolare", ha affermato il biologo e ricercatore dello studio Mark Chandy della Stanford University. "I nostri studi […] delineano chiaramente come l’esposizione al THC avvii una dannosa cascata molecolare nei vasi sanguigni”.

 

 

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12/05/2022
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