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Il cuore e la città

La genetica carica la pistola ma l'ambiente preme il grilletto. Come realizzare città sane per il cuore?

 

Obiettivo: promuovere città sane per il futuro

Un interessante studio pubblicato recentemente sull’European Heart Journal1 prende in considerazione il nesso tra malattie cardiovascolari e vita nelle città: un tema particolarmente interessante se teniamo conto del fatto che già oggi i due terzi della popolazione europea vivono in aree urbane, e che si stima che nel 2050 vivrà nelle città il 75% della popolazione mondiale, che per allora potrebbe aver raggiunto i 10 miliardi.

 

Numeri poco confortanti se vale quanto ormai scientificamente riconosciuto, cioè che esiste un nesso tra la salute, e quella del cuore in particolare, e l’esposizione a rischi ambientali quali il rumore, l'inquinamento atmosferico, la temperatura e la luce esterna. Una relazione pericolosa che gli estensori dell’articolo chiosano in modo decisamente esplicito: nel caso delle patologie cardiache “la genetica carica la pistola ma l'ambiente preme il grilletto”. Rincuora il fatto che siano sempre loro a partire dal presupposto che, intervenendo sui fattori di rischio ambientali, è possibile promuovere la salute cardiovascolare.

 

L’obiettivo che perseguono Thomas Müntzen dell’University Medical Centre Mainz (Germania) e i suoi co-autori è mettere a disposizione uno state-of-the-art review, un’analisi dello stato dell’arte, che possa fornire una base cognitiva utile ai decisori chiamati ad affrontare, in termini di scelte politiche e soluzioni empiriche, la questione chiave: “come promuovere città sane per il futuro”.

 


Città sane per il cuore

 

La situazione di partenza e le sue cause

La situazione di partenza non lascia spazio a facili ottimismi se consideriamo che, attualmente, nelle aree urbane viene consumato tra il 60% e l'80% dell’energia a livello globale, e viene prodotto il 70% delle emissioni di gas serra.

 

Tra i numeri più significativi, la stima dei decessi dei quali in Europa sarebbe responsabile l’inquinamento atmosferico: 800mila l’anno, metà dei quali provocati da infarti del miocardio e ictus.

 

Traffico e trasporti sono i primi a salire sul banco degli imputati: i mezzi di trasporto possono incidere negativamente sulla salute del cuore sia in termini di emissioni di sostanze inquinanti, sia in termini di inquinamento da rumore. Altri fattori sono, ad esempio, l’inquinamento luminoso (associato a un tasso maggiore di ospedalizzazioni e morte per cause cardiovascolari), le temperature elevate e le isole di calore prodotte dal processo di assorbimento e re-emissione della luce solare.

 

Strumenti e modelli per migliorare le città

A fronte dello stato dell’arte, non mancano – come fanno notare gli autori – strumenti e ambiti di possibile intervento per affrontare le criticità ambientali e climatiche e, di conseguenza, migliorare la situazione in termini di sostenibilità e vivibilità: dalle politiche di ampliamento del verde cittadino alla pianificazione urbana, dagli interventi per la mobilità sostenibile all’impiego su più fronti delle tecnologie digitali.

 

A livello più macro, nell’ambito dello studio è particolarmente interessante la proposta di una rassegna di “nuovi modelli urbani”, cioè concezioni urbane che affrontano a livello sistemico anche i problemi della salute. Pur adottando soluzioni diverse, questi modelli hanno in comune l’obiettivo: ridurre l'uso dell'auto privata e aumentare il trasporto pubblico e il trasporto attivo (cioè a piedi e in bicicletta, e quindi aumentare l'attività fisica) per ridurre l'inquinamento atmosferico, il rumore e gli effetti dell'isola di calore e, in ultima analisi, creare condizioni più favorevoli alla salute del cuore.

 

I modelli urbani amici del cuore

I modelli di “città compatta”, “superblocchi”, “città senza auto” – o mix di più modelli – citati da Müntzen stanno già trovando sperimentazione e applicazione anche in alcune realtà europee.

 

Parigi e Milano, ad esempio, stanno investendo da tempo in azioni e interventi ispirati alla “15 minutes city”, dove il lavoro, la scuola, i servizi per la salute, l’intrattenimento e altre funzioni e attività urbane sono raggiungibili in un raggio di 15 minuti a piedi da casa. In questo modello di città la distanza più breve tra le abitazioni e le diverse destinazioni urbane incoraggerà gli spostamenti a piedi e in bicicletta, cioè appunto un tipo di attività fisica che fa bene alla salute del cuore, e nel contempo ridurrà le emissioni di CO2 e l’inquinamento atmosferico in generale – sia abbattendo gli spostamenti cittadini sia abbassando la necessità di viaggi a lunga distanza. Ne deriverà un miglioramento della qualità dell’aria, a favore del benessere dei cittadini.

 

 

 

1. Münzel T., Sørensen M., Lelieveld J., et al. Heart healthy cities: genetics loads the gun but the environment pulls the trigger [https://academic.oup.com/eurheartj/advance-article/doi/10.1093/eurheartj/ehab235/6273087]. Eur Heart J 2021; 00: 1–17

09/07/2021