Parlare di dieta mediterranea non passa mai di moda
Nel numero di gennaio del prestigioso Journal of the American College of Cardiology è stata pubblicata una ricerca prospettica su 90,000 soggetti “sani” e il loro consumo di olio di oliva nell’arco di più di 25 anni, rapportato poi alla mortalità.
Il presupposto scientifico era basato sul fatto che l’olio di oliva è ricco di acidi grassi mono-insaturi, in particolare dell’acido oleico, e di vitamina E e polifenoli dalle note proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti.
Tra gli effetti meno noti e ipotizzati dagli autori sono: il miglioramento della composizione del microbiota intestinale, il miglioramento del profilo lipidico, l’abbassamento della pressione arteriosa, la maggiore sensibilità all’insulina e il miglior controllo glicemico.
Tramite modelli statistici molto complessi che hanno tenuto in conto anche dell’ipotetico effetto della sostituzione in alcuni pazienti di sostanze meno nobili (burro, margarina, maionese e i grassi derivanti dal latte) con l’olio d’oliva, i ricercatori hanno dimostrato una diminuzione del 19% di andare incontro a morte per malattie cardiovascolari, del 17% di mortalità per cancro e del 29% di mortalità per malattie neurodegenerative in chi assumeva con regolarità almeno 7 grammi (mezzo cucchiaio da tavola) di olio di oliva al giorno.
L’unicità della ricerca, se confrontata con quelle precedenti, è il numero di soggetti preso in esame e il lungo periodo durante il quale i soggetti sono stati studiati con verifiche e questionari alimentari somministrati a cadenza biennale.
I ricercatori concludono che l’olio d’oliva favorisce la salute e la longevità. Ma noi questo lo sapevamo già.
Benedetta De Chiara |