Dispositivi impiantabili: sempre più piccoli, performanti e 'fuori' dal cuoreNe parliamo con Patrizio Mazzone, direttore Cardiologia 3 – Elettrofisiologia del Dipartimento Cardiotoracovascolare del De Gasperis Cardio Center di Niguarda.
Di cosa parliamo quando parliamo di dispositivi impiantabili?Siamo nell’ambito del sistema elettrico del cuore. Il nostro cuore è un muscolo che ha bisogno di una componente idraulica (semplificando, le coronarie) e una componente elettrica per poter lavorare. Quando il sistema elettrico funziona normalmente, genera impulsi dall’alto verso il basso in modo da poter far contrarre il cuore in modo sincrono. Quando invece non funziona come dovrebbe e si creano le aritmie, interveniamo noi elettrofisiologi.
A seconda dei casi, lo facciamo con terapie mediche e, quando i farmaci non sono sufficienti, con terapie interventistiche (ad esempio, le ablazioni transacatetere) o con l’impianto di un dispositivo: impiantiamo un pacemaker quando si tratta di contrastare la bradicardia (il cuore che batte a ritmo troppo lento o si blocca), un defibrillatore quando dobbiamo far fronte alla tachicardia (il cuore che batte a ritmo troppo veloce).
A che punto siamo con i dispositivi?In generale, la ricerca scientifica in campo medico ha bisogno di molti anni di lavoro per dare i suoi frutti e, proprio per i tempi lunghi richiesti dalle diverse fasi della ricerca, le innovazioni più significative arrivano a ondate: nel campo dei dispositivi stiamo raccogliendo ora i risultati degli investimenti economici e delle valutazioni scientifiche degli ultimi 10-15 anni.
Se vogliamo fare un po’ di storia recente, possiamo dire che abbiamo vissuto una grande evoluzione tecnologica a cavallo degli anni 2000, quando si sono sviluppate soprattutto le tecnologie interventistiche relative all’impianto dei pacemaker e defibrillatori: in particolare, defibrillatori molto evoluti ci hanno permesso di realizzare con successo la stimolazione contemporanea dei due ventricoli, destro e sinistro.
Nella fase successiva abbiamo potuto godere soprattutto di miglioramenti relativi ai software dei dispositivi, mentre negli ultimi anni abbiamo finalmente potuto cominciare a utilizzare strumenti molto più piccoli e performanti, e ancora più sicuri dei precedenti.
Come sono pacemaker e defibrillatori di ultima generazione?Oggi i pazienti possono contare su pacemaker leadless, cioè senza filo, costituiti da un’unica componente. Un’evoluzione tecnologica importante, perché i device di ultima generazione si rompono e si infettano molto più raramente dei loro predecessori.
A loro volta, i defibrillatori più recenti non hanno componenti interne al cuore, ma solo esterne: anche in questo caso, rispetto al passato, minor rischio di infezioni, gestione più semplice, performance migliori.
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Che altre evoluzioni possiamo aspettarci in futuro?
Gli ultimi dispositivi stanno già segnando la strada: in futuro, noi cardiologi interagiremo con questi strumenti lavorando quasi solo fuori dal cuore. Grazie alla presenza di sensori, i device interni comunicheranno con l’esterno, consentendo il monitoraggio puntuale delle funzionalità dell’organo e l’esecuzione di tutti i controlli necessari, ma anche la gestione dell’infusione di farmaci o della stessa defibrillazione.
L’altra prospettiva a cui andiamo incontro è quella che vedrà il ricorso a dispositivi sempre più personalizzati, come se fossero abiti su misura, che renderanno possibili terapie sempre più mirate rispetto alle diverse problematiche: lo specialista – o meglio il team multidisciplinare degli specialisti – avrà a disposizione sempre più spazio per la discussione di ciascun caso clinico e, a fronte delle diverse complessità da affrontare, l’aspetto decisionale sarà sempre meno condizionato dai vincoli posti dalla tecnologia.
Lo stesso paziente potrà tenere d’occhio la situazione, con ogni probabilità attraverso ulteriori implementazioni delle apposite app: dallo smartphone o da un dispositivo wearable potrà controllare se il suo dispositivo funziona correttamente o se ha bisogno di una “revisione”, e potrà sapere se nel suo cuore si verificano delle aritmie, se è il momento di eseguire determinati controlli o quello di recarsi in ospedale…
A trarre vantaggio da queste innovazioni saranno i pazienti, sia direttamente – le visite in presenza potranno divenire meno frequenti –, sia indirettamente, perché i centri ospedalieri potranno migliorare le loro prestazioni dal punto di vista organizzativo.
Quale sarà il ruolo del De Gasperis Cardio Center di Niguarda in questa prospettiva?
Il nostro centro ha una storia importante dal punto di vista della cultura medica e dell’evoluzione scientifica, nel campo della cardiologia in generale e del trattamento del sistema elettrico del cuore in particolare, anche grazie alla numerosità e complessità dei casi trattati, e all’approccio multidisciplinare adottato come pressi consolidata.
Nell’ambito dell’impianto dei dispositivi innovativi, il De Gasperis Cardio Center ha quindi tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento fondamentale nello sviluppo delle nuove tecnologie e uno dei centri propulsori a livello internazionale per fare ricerca tecnologica, divulgazione scientifica e formazione permanente per i cardiologi (teaching center), sviluppando ulteriormente un insieme di attività che già svolge a livelli di eccellenza.
Autore:
Patrizio Mazzone