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Farmaci: ottimi alleati del cuore se…

Aderenza e persistenza alle terapie farmacologiche per il cuore: come si comportano gli italiani.

 

 

Farmaci per il cuore

 

Quando “funzionano” i farmaci per il cuore

I farmaci, combinati con l’adozione di stili di vita corretti, favoriscono la salute del cuore e aiutano le persone affette da malattie cardiovascolari a prevenire i problemi e/o sentirsi meglio.

 

Tuttavia, perché questi farmaci funzionino, dobbiamo assumerli correttamente, cioè seguendo le indicazioni del medico o dell’equipe curante in termini di tempi, dosi e frequenza, per l’intero ciclo di terapia.

 

“Maggior aderenza significa infatti”, come spiega il Ministero della Salute, “minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti e riduzione dei costi per le terapie”. Eppure…

 

Cuore: cosa dice l’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali

Lo scorso anno l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha pubblicato l’ultima edizione del rapporto Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia (Osnim).

 

L’Osservatorio propone, tra l’altro, i risultati di un’analisi – condotta attraverso i dati della Tessera Sanitaria – per valutare l’aderenza e la persistenza all’impiego dei farmaci per il trattamento dell’ipertensione arteriosa e dello scompenso cardiaco.

 

I dati si riferiscono a una popolazione di 273.179 nuovi utilizzatori (femmine 52,4%, maschi 47,6%) con più di 45 anni, seguiti per un periodo di un anno.

 

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Farmaci per il cuore: quanto aderiamo alle prescrizioni

L’“aderenza” è la misura in cui il paziente assume farmaci prescritti ai dosaggi e secondo le modalità prescritte dal medico.

 

L’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali riferisce un’alta aderenza al trattamento con antipertensivi del 52,4%, e una bassa aderenza del 18,2%.

 

La bassa aderenza – riscontrata in misura maggiore tra le femmine (21,2%) che tra i maschi (14,8%) – tende ad aumentare al progredire dell’età. Il valore più alto (25,2%) si registra negli ultra-ottantacinquenni.

 

Stratificando per età e area geografica, si è osservata la percentuale maggiore di bassa aderenza negli utilizzatori over 85 residenti nel Sud Italia (29,5%).

 

L’alta aderenza – che tende a diminuire all’aumentare dell’età – risulta maggiore nella fascia 55-64 anni (54,1%), e tra i maschi (57,3%) rispetto alle femmine (47,9%).

 

Il maggior valore percentuale di alta aderenza (56,1%) si rileva tra i residenti nel Centro Italia di età compresa tra i 45 e i 54 anni.

 

Per quanto tempo assumiamo i farmaci come prescritto

La “persistenza” (o “stay on therapy”) considera, in particolare, il periodo durante il quale il paziente assume un farmaco come prescritto dal medico.

 

Analizzando la persistenza ai farmaci antipertensivi e per lo scompenso cardiaco, il rapporto Osnim evidenzia che, a distanza di un anno, risulta persistente al trattamento poco più della metà della popolazione analizzata (52%).

 

L’andamento non riscontra particolari variazioni per area geografica (Nord 51,7%, Centro 53,6% e Sud 51,8%), ma è più basso nelle femmine (47,9%) rispetto ai maschi (56,4%) e scende di una decina di punti percentuali negli ultra-ottantacinquenni (41,4%).

 

La percentuale dei soggetti persistenti si riduce al crescere del tempo di osservazione: è del 52,3% a 12 mesi dall’inizio del trattamento, del 45,4% a 24 mesi e del 33,3% a 36 mesi.

Tra gli over 75 la persistenza si riduce in modo significativo, in particolare a 36 mesi: in tre anni, solo il 29,4% dei soggetti tra i 75 e gli 84 anni resta persistente. La percentuale scende a 23,4% negli ultra-ottantacinquenni. Inoltre, a 36 mesi, i maschi sono più persistenti delle femmine. “Probabilmente” – questa la spiegazione che dà l’Aifa – “per la presenza di caregiver più attenti al mantenimento della terapia”.

 

11/07/2024
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