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Facciamo il punto su donazioni e trapianti di cuore

In occasione della 25° giornata nazionale della donazione di organi e tessuti, facciamo il punto su donazioni e trapianti di cuore con il dottor Claudio Russo, Direttore della Struttura complessa di Cardiochirurgia, e la dottoressa Elisabetta Masturzo, Coordinatore locale del prelievo di Niguarda. Una conversazione a due voci da cui emergono elementi interessanti e anche qualche novità.

 

Donazioni e trapianti - il punto - aprile 2022

L’albero della donazione

Il punto di partenza è ineludibile: «Perché ci sia un trapianto, ci vuole un cuore donato». Lo ribadisce Claudio Russo, facendo riferimento a «un atto di disponibilità e generosità estremo senza il quale nessun trapianto sarebbe possibile. Per questo», prosegue Russo, che nella sua carriera professionale ha salvato centinaia di vite attraverso interventi di trapianto, e quindi grazie alle donazioni, «oggi il primo pensiero non può che essere un ringraziamento rivolto a tutti coloro che hanno scelto di compiere questo gesto». «Alcuni anni fa», interviene Elisabetta Masturzo, «Niguarda ha piantato un albero per onorare, con qualcosa che simboleggia la vita e la rinascita, la memoria di chi ha donato i propri organi, o consentito la donazione da parte di un familiare deceduto: si trova proprio all’ingresso dell’ospedale e per noi è un tributo collettivo a tutti i donatori e alle loro famiglie».

 

Le donazioni in Italia

Qual è, oggi, la situazione delle donazioni di organi in Italia? Secondo l’ultima edizione dell’Indice del Dono – il rapporto realizzato dal Centro nazionale trapianti (Cnt) che mette in fila i numeri delle dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate all'atto dell’emissione della carta d'identità nelle anagrafi dei 6.845 Comuni italiani in cui il servizio è attivo – a livello nazionale il 2021 è stato un anno davvero positivo per la raccolta delle dichiarazioni di volontà alla donazione: i consensi sono saliti al 68,9%, ben tre punti in più rispetto allo scorso anno, con un indice del dono medio di 59,23/100 (rispetto al precedente 52,86): si tratta della percentuale di “sì” più alta mai raccolta in un anno da quando la registrazione avviene nelle anagrafi. Il calo dei “no” è distribuito in modo abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale, e anche se i risultati migliori vengono raggiunti dalle regioni del Nord, i consensi alla donazione sono in crescita anche nel Sud.

 

Ad oggi le dichiarazioni di volontà depositate nel Sistema informativo trapianti del Cnt sono 12,7 milioni: 9,2 milioni di sì e 3,5 milioni di no. In questo momento sono circa 8.500 le persone in lista d'attesa: nel 2021 sono stati effettuati 3.778 trapianti grazie a 1.725 donatori di organi. «Siamo difronte a un trend incoraggiante e la situazione delle donazioni in Italia è migliorata rispetto a qualche anno fa», spiega Claudio Russo, «anche se altri Paesi fanno molto meglio di noi. In Spagna, ad esempio, la cultura della donazione è estremamente forte e diffusa, come pure negli Usa dove, in più, l’età dei donatori è decisamente più bassa che da noi: segno che la consapevolezza del valore del dono è condivisa anche dalle generazioni più giovani».

 

Dalla dichiarazione di volontà alla cultura del dono

Vista la situazione, abbiamo ancora ampi margini di miglioramento, ma quali leve possiamo attivare per raggiungere il risultato? Masturzo e Russo sono concordi: l’informazione su questo tema va potenziata ulteriormente. «Penso che bisogna battere tutte le strade», sostiene convintamente Masturzo, «per abbattere le riserve che ancora sono presenti tra i cittadini sul tema della donazione. Nel nostro Paese, ad esempio, c’è ancora una diffidenza diffusa sul tema dell’accertamento della morte prima che gli organi vengano prelevati. In realtà, proprio su questo punto l’Italia è uno degli Stati più garantisti, ma sono ancora in pochi a saperlo. Come pure, attraverso l’informazione dobbiamo far crescere la consapevolezza del valore sociale della donazione e del senso di reciprocità di questo gesto. È bene che chi si trova di fronte a una decisione importante come quella di mettere o meno a disposizione i propri organi sappia che un suo “sì” non sarebbe un semplice atto di altruismo, ma un gesto di solidarietà e, ancor più, di responsabilità sociale degli uni verso gli altri, in grado anche di alimentare con l’esempio un circolo virtuoso che va a vantaggio di tutti». «Sono convinto», commenta a sua volta Russo, «che interventi di tipo informativo e formativo debbano essere rivolti a un target molto giovane, e che il tema della donazione debba entrare, con campagne appropriate, nelle scuole, aiutando i più giovani a comprendere e far proprio il concetto della bellezza del dono, che restituisce vita a una vita che altrimenti non potrebbe continuare a fronte di cause indipendenti dalla sua volontà. Da adulti, spesso abbiamo già maturato delle “certezze” – che in molti casi non sono che “convinzioni” – più difficili da scalfire, perché rispetto ai ragazzi siamo meno permeabili agli stimoli che vengono dal contesto, e meno disposti a far posto a informazioni nuove che potrebbero mettere in discussione il nostro modo di pensare».

 

Consapevolezza e tecnologia, l’alleanza giusta

La mancata o scarsa conoscenza, dunque, è all’unanimità il nemico numero uno della possibilità di salvare vite grazie alla donazione. Un alleato prezioso è invece la tecnologia, ricorda Claudio Russo accennando a sviluppi recenti che hanno fatto crescere le opportunità di trapianto. «La cardiochirurgia», spiega, «è una specialità altamente tecnologica. In ambito trapiantologico, ad esempio, oggi abbiamo a disposizione una macchina che di fatto permette al cuore, anche una volta estratto dal corpo dopo che è stata constatata la morte cerebrale, di continuare a battere e a essere irrorato di sangue per un certo lasso di tempo attraverso un meccanismo di circolazione extracorporea: un sistema che prolunga il tempo di utilizzabilità del cuore stesso, aumentando di fatto la disponibilità di cuori adatti al trapianto. Da questo punto di vista tecnologia e donazioni non sono alternative, ma complementari: sono due strade che convergono verso lo stesso obiettivo di massimizzare gli organi eligibili, e quindi i trapianti eseguibili». «Nessuno», chiosa Elisabetta Masturzo, «si salva da solo».

 

24 aprile, Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti

Che significato assume, in questo contesto, la Giornata nazionale della donazione di organi e tessuti che si celebra il 24 aprile? «Ci piace molto», commenta Masturzo, «la “quasi concomitanza” con la festa italiana del 25 aprile, il giorno della liberazione. La donazione è sì una scelta individuale, ma è anche un tassello di quella “res publica” che è alla base dello stare insieme, della condivisione e della responsabilità sociale insiti nella circolarità del dono». «Sono convinto che il 24 aprile», rinforza il messaggio Claudio Russo, «sia l’occasione per portare ancora una volta all’attenzione di tutti l’importanza del donare non solo come forma di altruismo, ma come forma mentis e, anche, come forma di partecipazione a una comunità. E credo che il 24 aprile di quest’anno», prosegue Russo, «sia un momento particolarmente significativo per diffondere questa consapevolezza, proprio perché stiamo uscendo da una fase particolarmente travagliata dal punto di vista della salute dei cittadini. Dopo l’esperienza traumatica della pandemia, è tempo di ribadire, anche attraverso la promozione della cultura del dono e della condivisione dalla vita, quanto sia importante una coesione sociale che non si limiti solo all’ambito economico e politico, ma investa anche il piano etico e morale».

 

 

 

 


 

23/04/2022