“L’esordio della storia clinica di Francesca risale all’11 luglio del 2000, quando, a soli 31 anni, ebbe un arresto cardiaco causato da un infarto miocardico acuto. Fu trasportata d’emergenza a Niguarda e sottoposta alla prima di molte rivascolarizzazioni successive.
Da allora, infatti, i ricoveri si sono ripetuti: Francesca ha affrontato 11 procedure invasive, tra coronarografie e angioplastiche, con l’impianto complessivo di 9 stent. Il 5 aprile 2018 Francesca è stata sottoposta a un intervento cardiochirurgico di bypass singolo a cuore battente, al quale sono seguiti un episodio di fibrillazione atriale e una pericardite, risolti con terapia medica. Dopo l’intervento Francesca ha seguito due periodi di riabilitazione cardiologica - nei centri di Camogli (GE) e Piancavallo (VB) - e ora sta riprendendo, poco a poco, la sua vita abituale”.
Questa è la storia di Francesca S. sintetizzata dal cardiologo del De Gasperis Cardio Center che la segue
da diversi anni, il dottor Roberto Pirola. È lui a spiegarci che tra Francesca e tutti i ‘suoi’ dottori c’è un rapporto davvero speciale.
“Spero”, ci dice, “che i lettori immedesimandosi o rivivendo le loro esperienze personali, sappiano riconoscere tra le righe dolori e gioie comuni: quelle che arricchiscono e uniscono chi vive in ospedale lunghe ore, da una parte o dall’altra del lettino operatorio”.
Ore che Francesca, nonostante tutto, ha sempre affrontato con la forza del sorriso.
“L’infarto è arrivato quando avevo 31 anni. In famiglia stavamo facendo i conti con una grave malattia
che aveva colpito mia sorella. Io vi aggiunsi lo stress di un cambio di lavoro e un ambiente tutto nuovo da affrontare. Mi sentivo un pò tanca, ma mai mi sarei aspettata un arresto cardiaco dal quale, per fortuna, i medici del Niguarda mi hanno ripreso per i capelli”.
Una volta che si risveglia in Unità Coronarica, Francesca scopre che la sua arteria interventricolare anteriore (Iva) si è chiusa e potrebbe accadere di nuovo. “Pensavo di essere troppo giovane, dell’infarto non ricordavo niente perché ero rimasta incosciente e, in più, avevo terminato da poco di curare per anni un’altra malattia:
non avevo nessuna voglia di sentirmi ‘malata’ di nuovo”.
È la fase che lei chiama “della non accettazione”: una Francesca incredula riprende la vita di prima, non smette di fumare nonostante le indicazioni mediche, viaggia moltissimo per lavoro e per piacere – “New York”, dice, “è la mia terza casa: la seconda è il De Gasperis” – e non rinuncia ai ritmi tipici della vita da trentenni, ore piccole e strapazzi compresi (chi è senza peccato scagli la prima pietra). Anche perché il corpo di Francesca è ‘silenzioso’: non le invia i classici segnali di allarme.
Così, senza bussare, arriva la ristenosi. Quelle che il dottor Pirola definisce “11 procedure invasive, tra coronarografie e angioplastiche, con l’impianto di 9 stent”, lei le ribattezza “il mio ‘entra ed esci’ dall’ospedale”.
Nel 2012 i medici sottopongono a Francesca l’ipotesi di un bypass, ma lei decide di… bypassare: non si sente pronta. Quantomeno, però, smette di fumare, anche grazie all’aiuto del Centro Antifumo dell’Istituto dei Tumori. Seguono l’aumento di peso, la dieta, l’arrivo della menopausa… Intanto, l’‘entra ed esci’ continua.
Passa ancora qualche anno – siamo nel 2016 – e Francesca capisce che affrontare tutto con le sue sole forze sta diventando troppo difficile: si rende conto che potrebbe esserle utile la psicoterapia.
“Farmi aiutare a capire mi è servito ad accettare la malattia, a metabolizzarla, ma anche a convincermi che non bisogna mai dargliela vinta. E ho imparato ad ‘ascoltare’ il mio cuore. A chi si trova in una situazione come la mia, consiglio senz’altro un percorso psicoterapeutico. Se avessi cominciato prima”, scherza, “non
fumerei più da un pezzo”.
Nel 2018, l’ennesimo controllo dice a Francesca che non può più aspettare. E bypass sia! Lei lo affronta con grande consapevolezza: “Sono sempre stata curiosa verso ciò che mi sta capitando. Conoscere a fondo la situazione è il mio modo per viverla meglio”.
Deve aver studiato davvero parecchio, perché a sentirla verrebbe da pensare che ha una laurea in medicina.
Dopo l’intervento e le riabilitazioni, Francesca è tornata a casa e sta già pensando al futuro: riprendere un lavoro che le piace molto e regalarsi un viaggio alle Maldive per festeggiare i suoi 50 anni.