Aritmologia interventistica 2
DEFRIBILLATORE AUTOMATICO IMPIANTABILE
In alcuni casi, per fortuna non frequenti si verificano aritmie così veloci da provocare un grave deterioramento clinico (il paziente può avere perdita di coscienza, uno scompenso cardiaco, un ictus ecc.) o in casi estremi l'arresto cardiaco e la morte.
Le forme aritmiche in causa sono la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Diversamente da quanto detto nella prima parte, queste che noi chiamiamo appropriatamente aritmie maligne insorgono nella maggior parte dei casi in condizioni di grave o gravissima cardiopatie (infarti estesi e ripetuti, cardiomiopatia dilatativa, insufficienza cardiaca avanzata di varia natura ). In molti casi è possibile oggi individuare i cosiddetti pazienti a rischio di eventi aritmici maligni, ma purtroppo sono ancora tante (troppe!) le situazioni in cui il dramma si verifica in modo così repentino e inatteso da provocare un decesso imprevisto (la cosiddetta morte improvvisa dovuta nel 90% dei casi a una aritmia maligna).
In questi casi così emotivamente coinvolgenti per chi ha avuto modo di vederli direttamente o di sentirne indirettamente, l'unico intervento salvavita è rappresentato oltre che da manovre di rianimazione cardiopolmonare (massaggio cardiaco, respirazione artificiale) su cui per inciso tutti dovrebbero avere una informazione più dettagliata, dalla rapida interruzione della aritmia maligna con uno shock elettrico chiamato defibrillazione cardiaca.
Questa tecnica, nota da moltissimi anni, era possibile sino a poco tempo fa solo con apparecchiature di consistente ingombro e soprattutto non avveniva in modo automatico, doveva essere praticata da chi (disponendo della "macchina") fosse testimone dell'evento ed erogasse immediatamente lo shock salvavita.
Dall'idea di un geniale cardiologo americano è nato e si è poi sviluppato il cosiddetto defibrillatore automatico impiantabile: un piccolo apparecchio (delle dimensioni circa di un normale pacemaker) in grado di monitorare in continuo il ritmo cardiaco e di eseguire immediatamente (al momento di riconoscimento di una aritmia veloce a rischio di arresto cardiaco) e automaticamente uno shock di defibrillazione. In questi anni è stato ripetutamente dimostrato come questo "piccolo" intervento abbia consentito di salvare moltissime vite e abbia una sicurezza ben superiore a quella offerta degli anti-aritmici.
L'impianto del defibrillatore deve ovviamente essere riservato a chi ha già avuto una aritmia maligna fortunatamente non mortale (prevenzione secondaria) e non abbia possibilità di controllo alternativo e a chi ha una cardiopatia così grave da avere altissime probabilità di aritmie veloci gravissime (prevenzione primaria). Inoltre, deve avere come necessario preliminare una completa conoscenza della situazione generale e cardiaca del paziente.
L'intervento in sé è da considerare "relativamente" semplice: in anestesia locale si introduce una sonda (elettrocatetere) nel ventricolo destro e la si collega con un apparecchio di piccole dimensioni (circa una scatola di sigarette) alloggiato sotto la cute della regione pettorale, si provoca quindi in anestesia generale la peggiore aritmia possibile (la fibrillazione ventricolare) e si controlla se l'apparecchio impiantato la riconosce all'istante ed erogando una "scossa" la interrompe. La degenza ospedaliera è limitata a qualche giorno, sono successivamente necessari periodici controlli (generalmente semestrali) di funzionamento dell'apparecchio e di normale carica delle sue batterie.
L'impianto di un defibrillatore automatico trova la sua massima logica applicativa in Centri, come il De Gasperis, in condizione di offrire oltre all'intervento anche la possibilità di tutte le terapie alternative o di altri interventi medici o chirurgici da associare (chirurgia delle coronarie, trapianto cardiaco ecc.). L'intervento è gravato da un costo sanitario alto (legato all'elevatissimo costo dell'apparecchio) per cui è fondamentale che l'impianto venga riservato a chi ne ha reale bisogno e dopo attenta disamina di tutti i pro e contro e di tutte le misure alternative.
Autore: Maurizio Lunati
In alcuni casi, per fortuna non frequenti si verificano aritmie così veloci da provocare un grave deterioramento clinico (il paziente può avere perdita di coscienza, uno scompenso cardiaco, un ictus ecc.) o in casi estremi l'arresto cardiaco e la morte.
Le forme aritmiche in causa sono la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Diversamente da quanto detto nella prima parte, queste che noi chiamiamo appropriatamente aritmie maligne insorgono nella maggior parte dei casi in condizioni di grave o gravissima cardiopatie (infarti estesi e ripetuti, cardiomiopatia dilatativa, insufficienza cardiaca avanzata di varia natura ). In molti casi è possibile oggi individuare i cosiddetti pazienti a rischio di eventi aritmici maligni, ma purtroppo sono ancora tante (troppe!) le situazioni in cui il dramma si verifica in modo così repentino e inatteso da provocare un decesso imprevisto (la cosiddetta morte improvvisa dovuta nel 90% dei casi a una aritmia maligna).
In questi casi così emotivamente coinvolgenti per chi ha avuto modo di vederli direttamente o di sentirne indirettamente, l'unico intervento salvavita è rappresentato oltre che da manovre di rianimazione cardiopolmonare (massaggio cardiaco, respirazione artificiale) su cui per inciso tutti dovrebbero avere una informazione più dettagliata, dalla rapida interruzione della aritmia maligna con uno shock elettrico chiamato defibrillazione cardiaca.
Questa tecnica, nota da moltissimi anni, era possibile sino a poco tempo fa solo con apparecchiature di consistente ingombro e soprattutto non avveniva in modo automatico, doveva essere praticata da chi (disponendo della "macchina") fosse testimone dell'evento ed erogasse immediatamente lo shock salvavita.
Dall'idea di un geniale cardiologo americano è nato e si è poi sviluppato il cosiddetto defibrillatore automatico impiantabile: un piccolo apparecchio (delle dimensioni circa di un normale pacemaker) in grado di monitorare in continuo il ritmo cardiaco e di eseguire immediatamente (al momento di riconoscimento di una aritmia veloce a rischio di arresto cardiaco) e automaticamente uno shock di defibrillazione. In questi anni è stato ripetutamente dimostrato come questo "piccolo" intervento abbia consentito di salvare moltissime vite e abbia una sicurezza ben superiore a quella offerta degli anti-aritmici.
L'impianto del defibrillatore deve ovviamente essere riservato a chi ha già avuto una aritmia maligna fortunatamente non mortale (prevenzione secondaria) e non abbia possibilità di controllo alternativo e a chi ha una cardiopatia così grave da avere altissime probabilità di aritmie veloci gravissime (prevenzione primaria). Inoltre, deve avere come necessario preliminare una completa conoscenza della situazione generale e cardiaca del paziente.
L'intervento in sé è da considerare "relativamente" semplice: in anestesia locale si introduce una sonda (elettrocatetere) nel ventricolo destro e la si collega con un apparecchio di piccole dimensioni (circa una scatola di sigarette) alloggiato sotto la cute della regione pettorale, si provoca quindi in anestesia generale la peggiore aritmia possibile (la fibrillazione ventricolare) e si controlla se l'apparecchio impiantato la riconosce all'istante ed erogando una "scossa" la interrompe. La degenza ospedaliera è limitata a qualche giorno, sono successivamente necessari periodici controlli (generalmente semestrali) di funzionamento dell'apparecchio e di normale carica delle sue batterie.
L'impianto di un defibrillatore automatico trova la sua massima logica applicativa in Centri, come il De Gasperis, in condizione di offrire oltre all'intervento anche la possibilità di tutte le terapie alternative o di altri interventi medici o chirurgici da associare (chirurgia delle coronarie, trapianto cardiaco ecc.). L'intervento è gravato da un costo sanitario alto (legato all'elevatissimo costo dell'apparecchio) per cui è fondamentale che l'impianto venga riservato a chi ne ha reale bisogno e dopo attenta disamina di tutti i pro e contro e di tutte le misure alternative.
Autore: Maurizio Lunati