Un nuovo tassello in tema di cardiopatia ischemica
A cura di Claudio Montalto S.C. Cardiologia I – Emodinamica
I risultati del recente trial randomizzato ORBITA-2, presentati ad AHA 2023 e contestualmente pubblicati sul NEJM, hanno gettato nuova benzina sul tema dell’ischemia e dell’angioplastica (PCI).
In breve, questo ambizioso trial, in cui tutti i pazienti arruolati andavano incontro a sospensione di ogni farmaco anti-anginoso prima della randomizzazione ad angioplastica o procedura placebo, ha dimostrato che la PCI è associata inequivocabilmente ad una riduzione di angina e del fabbisogno di farmaci anti-anginosi.
Questo concetto, che a prima vista può sembrare assodato da decenni, era stato messo in discussione alla luce delle evidenze dei recenti trial ISCHEMIA e REVIVED, assieme al concetto stesso dell’utilità della PCI nel contesto del paziente coronaropatico stabile.
Alla luce dei nuovi dati, la PCI si conferma come possibile add-on alla terapia medica ottimizzata, ma anche come possibile prima linea terapeutica con lo scopo di minimizzare il numero di farmaci necessari per controllare la sintomatologia.
In chiusura, è importante sottolineare che il trial ha considerato un setting di angioplastica in pazienti con chiara ischemia sottostante, misurata o con studi non invasivi, o direttamente in sala con indici di funzionalità emodinamica (FFR, NHPI), e pertanto per replicare il beneficio sintomatico nei nostri pazienti dovremo accuratamente screenare i nostri pazienti prima di indicare lo studio invasivo, oppure riferirli a centri con alto tasso di uso di indici di funzionalità invasiva.
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