L’invecchiamento medio della popolazione con un’aspettativa di vita ormai superiore agli 80 anni, parallelamente al miglioramento delle opzioni terapeutiche mediche e chirurgiche, hanno aumentato notevolmente il numero dei pazienti anziani con patologie valvolari degenerative che necessiterebbero di un intervento valvolare.
Il trattamento delle valvulopatie è tradizionalmente effettuato mediante sostituzione della valvola con protesi o sempre più frequentemente mediante procedure riparative.
Al trattamento chirurgico tradizionale con accesso sternotomico, si sono affiancate opzioni terapeutiche a ridotto impatto biologico: gli interventi sulla valvola aortica condotti attraverso ministernotomia e quelli sulla mitrale attraverso minitoracotomia hanno consentito, a parità di risultati, una sensibile riduzione dell’invasività e delle possibili complicanze legate agli accessi chirurgici tradizionali, particolarmente nei pazienti più complessi, rendendo di fatto più rapido il recupero post-operatorio.
Tuttavia, esiste una percentuale di pazienti nei quali in relazione alle condizioni di comorbidità associate, il rischio operatorio è considerato troppo elevato, in tale popolazione affetta da stenosi aortica sintomatica severa, negli ultimi anni è stata introdotta la possibilità di effettuare l’impianto di una bioprotesi valvolare aortica transcatetere, generalmente per via arteriosa femorale senza la necessità della circolazione extracorporea.
La miniaturizzazione dei sistemi di posizionamento delle protesi trans-catetere ha permesso di ottenere un approccio totalmente percutaneo attraverso le arterie femorali (in anestesia locale).
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