Guide sempre più precise per 'bruciare' alla sorgente le aritmie pericolose"Pure l'imaging con la risonanza magnetica sta aiutando ad applicare l'ablazione meglio e in un maggior numero di pazienti, grazie alla possibilità di ricostruire un panorama del cuore reale, non virtuale, e nei minimi particolari - aggiunge Maurizio Lunati, direttore dell'unità di Elettrofisiologia presso il Dipartimento Cardiotoracovascolare dell'ospedale Niguarda di Milano. Oggi, inoltre, si può usare il cosidetto criopallone per agire su zone più ampie: in passato se le aree da abalre erano grandi bisognava eseguire le lesioni punto per punto, aumentando i tempi di intervento e il rischio di complicanze. Ora abbiamo cateteri con un palloncino sulla punta che vengono sistemati sotto guida radiografica nella zona da trattare; quindi, un liquido refrigerante nel pallone abbassa moltissimo la temperatura di tutta l'area toccata dalla sfera, abbattendo l'attività elettrica e causando l'ablazione. Grazie a questa e a molte altre innovazioni tecnologiche è stato possibile, negli ultimi anni, ridurre itempi di intervento da 5-6 ore ad appena 2 ore, con una diminuzione del 75% dell'esposizione ai raggi durante la procedura. Ciò haconsentito percentuali di successo che arrivano anche all'80%, a seconda dell'aritmia: il miglior farmaco antiaritmico non arriva neppure alla metà".
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