Parliamo ancora di sale. Come ci comportiamo in Italia?
Ridurre il sale: tra il dire e il fare…Più volte abbiamo ricordato che il sale da cucina contiene sodio, e che il sodio favorisce l’aumento della pressione, principale causa di infarto e ictus. In altre parole, un consumo eccessivo di sale aumenta il rischio di patologie cardiovascolari correlate all’ipertensione arteriosa (ma anche quello di altre malattie cronico-degenerative).
Ragion per cui tutti dovremmo ridurre sensibilmente il consumo di sale nella routine alimentare se vogliamo migliorare la salute del nostro sistema cardiovascolare. Ma tra il dire e il fare…
Tenendo presente che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non dovremmo assumere più di 5 grammi di sale al giorno, vediamo allora come ci comportiamo nella realtà, e se facciamo davvero un consumo moderato di sale.
In quanti facciamo attenzione a consumare meno saleIn Italia, più di 5 persone su 10 (56%) fanno attenzione a ridurre la quantità di sale assunta a tavola, nella preparazione dei cibi e nel consumo di quelli conservati, ma i livelli di consumo restano ancora lontani dai valori raccomandati: è decisamente troppo presto per darci una pacca sulla spalla.
Fra chi ha almeno una patologia cronica, la percentuale di chi fa un uso consapevole del sale risulta più alta (74%), ma anche in questo caso non raggiunge i livelli attesi, e 1 paziente su 4 sembra non prestarvi attenzione. Piuttosto buona, invece, la consapevolezza dell’importanza di assumere iodio attraverso il sale iodato: il 76% delle persone sceglie di utilizzarlo; moltissimi lo usano abitualmente (il 44% sempre e il 15% spesso), mentre il 18% riferisce di usarlo qualche volta.
Sono questi gli ultimi dati sul consumo di sale (resi pubblici il 2 novembre 2023) che emergono dal Sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) promosso e finanziato dal Ministero della Salute e condotto dai Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, coordinate dalle Regioni che si avvalgono del supporto tecnico-scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità. I dati si riferiscono alla popolazione adulta (18-69 anni) residente in Italia e al periodo 2021-2022.
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Donne e senior i più “virtuosi”
Sempre secondo quanto rilevato dal Sistema PASSI, l’uso consapevole del sale è più frequente fra le donne (61% vs 50% negli uomini), nelle persone meno giovani (63% fra i 50-69enni vs 43% fra i 18-34enni) e fra i residenti con cittadinanza italiana (56%, vs 49% fra gli stranieri).
Anche il livello di scolarizzazione ha un ruolo: gli individui più istruiti, in particolare laureati, hanno un’attenzione maggiore all’impiego di sale nell’alimentazione.
Infine, l’attenzione al consumo di sale è maggiore fra i residenti nelle Regioni del Nord (61%, vs 50% dei residenti nel Sud), con qualche eccezione virtuosa (in Basilicata gli adulti che fanno attenzione al consumo di sale sono il 71,5%, la percentuale più alta) e non (la Valle d’Aosta si ferma al 41%).
E tu, quanto sale usi?
E tu? Se non fai parte del 56% di coloro che già fanno attenzione a ridurre la quantità di sodio, prova a cambiare abitudini: ecco alcuni piccoli stratagemmi per diminuire il consumo di sale.