USA, uomo dichiarato morto si risveglia prima dell'espianto di organi. In Italia non può succedere perchéLa normativa italiana tutela in maniera chiara e rigorosa la figura del donatore.
La donazione di organi tra informazione e sensazionalismoAbbiamo parlato spesso, anche su questo sito, dell’importanza della donazione di organi: in moltissimi casi, l’unica speranza per chi è in attesa di un trapianto di cuore. Ma proprio in questi giorni diversi media riportano titoli come “Il caso dell'americano dichiarato morto che si svegliò durante l'espianto degli organi”, “Dichiarato morto, un uomo si sveglia prima dell'espianto dei suoi organi”, “Dichiarato morto negli USA, si risveglia mentre stanno per asportare gli organi: “Si dimenava e piangeva””, “Incubo in Usa, si sveglia prima dell'espianto di organi” …
Ci sono molti modi per titolare e riportare una notizia, e molte “gradazioni” che spesso dipendono dall’obiettivo: tra “informare correttamente” e “fare di tutto perché chi si è imbattuto nel titolo legga anche il contenuto dell’articolo” c’è spazio per infinite sfumature, compresi il falso e il fuorviante: nel nostro caso, “Si sveglia durante l'espianto degli organi” ne è un (in)degno esempio.
Che cosa è accaduto negli Stati UnitiLa vicenda umana e giudiziaria riportata anche in Italia dai giornali e siti di informazione è quella di Anthony Thomas Hoover, avvenuta tre anni fa in Kentucky e rivelata ora dalla sorella: l’uomo, che era andato in arresto cardiaco a causa di un’overdose, era stato dichiarato cerebralmente morto, ma si è svegliato prima che i chirurghi espiantassero i suoi organi considerati adatti per la donazione (lo stesso Hoover aveva dato il consenso a donare gli organi in caso di morte).
Secondo quanto riportato dai media locali, la famiglia ha ritenuto di parlarne a distanza di tempo, a seguito del fatto di aver appreso i dettagli completi degli eventi, sui quali sono peraltro state aperte due inchieste da parte dell'ufficio del Procuratore generale dello Stato e di un'agenzia federale che aiuta a supervisionare la gestione della donazione degli organi.
Perché in Italia “non potrebbe succedere”La normativa italiana tutela in maniera molto chiara e completa la figura del donatore. Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), infatti, “le norme italiane in materia di donazione di organi e tessuti sono tra le più garantiste al mondo: la legge 29 dicembre 1993 n. 578 e il Decreto Ministeriale 11 aprile 2008 n. 136 introducono il rispetto assoluto da parte dei medici dei criteri di accertamento di morte, e la netta separazione tra la determinazione della morte di un individuo e l’eventuale processo di donazione degli organi”.
Per la legge italiana, la morte coincide con la cessazione totale e irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo e può essere certificata in base a due tipi di criteri (ancora più rigorosi rispetto a quelli raccomandati dalle società scientifiche anche a livello internazionale):
Ogni volta che si verificano le condizioni cliniche per accertare la morte di una persona con criteri neurologici o con criteri cardiaci, i medici hanno il dovere di procedere a questo iter, a prescindere dalla possibile donazione. Solo in seguito all’accertamento di morte attraverso uno di questi criteri, e nel caso in cui la persona abbia espresso il proprio consenso (o i familiari aventi diritto non si oppongano), si potrà procedere alla donazione di organi e tessuti.
Processo di accertamento di morte ed eventuale donazione sono indipendentiUn’ulteriore tutela prevista dal quadro normativo italiano per la figura del donatore, come accennato, è data dal fatto che “la commissione di medici che certifica la morte è indipendente da chi ha riscontrato lo stato di morte e diversa dall'équipe che eseguirà il prelievo e il trapianto”, ribadisce ancora l’ISS illustrando la normativa: vi è cioè totale indipendenza tra coloro che effettuano il processo di accertamento di morte, condizione necessaria perché si possa eseguire il prelievo di organi e tessuti, e coloro che gestiscono l’eventuale donazione.
In altre parole, la Commissione di medici esperti che certifica la morte – composta da un anestesista, un neurofisiopatologo e un medico legale e convocata dalla Direzione Sanitaria della struttura ospedaliera presso cui la persona si trova – è indipendente da chi ha riscontrato lo stato di morte e diversa dall’équipe che eseguirà il prelievo e il trapianto.
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