SELECT TRIAL una nuova strategia di prevenzione secondaria
A cura di Nicolina Conti Cardiologia 2 – Scompenso cardiaco e Trapianti
Semaglutide è un farmaco agonista del recettore GLP-1 inizialmente approvato per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 e nel 2021 approvato dalla FDA anche per la gestione cronica del peso negli adulti affetti da obesità o sovrappeso con almeno una comorbidità correlata al peso. Sebbene il calo ponderale indotto dalla semaglutide sembri verificarsi principalmente attraverso la soppressione dell'appetito, questo farmaco ha anche effetti metabolici che possono ridurre il rischio cardiovascolare.
Precedenti studi sui GLP-1 RA (come lo studio SUSTAIN-6 [1]) hanno infatti dimostrato un forte beneficio prognostico cardiovascolare nei pazienti affetti da diabete mellito a rischio cardiovascolare aumentato e hanno portato alla loro indicazione in classe I nelle ultime linee guida ESC del 2023 indipendentemente dalle considerazioni sul controllo glicemico.[2] Ci si è quindi chiesti se semaglutide potesse ridurre i MACE in pazienti con elevato indice di massa corporea (BMI) e nota malattia cardiovascolare, indipendentemente dalla presenza di diabete.
I risultati dello studio "SELECT - Semaglutide and Cardiovascular Outcomes in Patients with Overweight or Obesity Who Do Not Have Diabetes" sono stati presentati alle Scientific Sessions 2023 dell'American Heart Association e pubblicati contemporaneamente sul New England Journal of Medicine.[3] Lo studio ha arruolato 17.604 adulti ed è stato condotto in 41 Paesi in oltre 800 siti di sperimentazione.
Pazienti con sovrappeso o obesità (BMI ≥27 kg/m2) e malattia cardiovascolare accertata non diabetici sono stati randomizzati a ricevere semaglutide sottocutaneo una volta alla settimana (n = 8.803) vs. placebo (n = 8.801). Semaglutide è stato iniziato alla dose di 0,24 mg una volta alla settimana e titolato ogni 4 settimane fino al raggiungimento della dose target (2,4 mg alla settimana) o della dose massima tollerata. I pazienti ricevevano contemporaneamente anche la terapia medica ottimizzata per la loro patologia di base.
Semaglutide ha ridotto significativamente l'outcome primario, un composito di morte cardiovascolare, infarto miocardico e ictus non fatale, del 20% (6,5% vs. 8,0% nel gruppo placebo) durante un periodo medio di esposizione di 33 mesi. L'interruzione del farmaco in studio è stata due volte più frequente nel braccio della semaglutide principalmente per intolleranza gastrointestinale, un effetto collaterale noto dei GLP-1 RA. Altri effetti avversi gravi sono stati paragonabili tra i due gruppi o meno frequenti con semaglutide.
Questo è il primo studio che dimostri un significativo impatto prognostico di un trattamento farmacologico nel ridurre il rischio cardiovascolare associato al sovrappeso e all'obesità. L’obesità ha provocato oltre 4 milioni di decessi a livello globale nel 2015, più di due terzi dei quali causati da malattie cardiovascolari.[4] La World Obesity Federation prevede inoltre che entro il 2035 più della metà della popolazione mondiale rientrerà nella definizione di sovrappeso o obesità. Semaglutide potrà costituire pertanto una nuova importante arma efficace e sicura per la prevenzione secondaria in questa categoria di pazienti.
BIBLIOGRAFIA [1] Marso SP, Bain SC, Consoli A, et al. Semaglutide and Cardiovascular Outcomes in Patients with Type 2 Diabetes. N Engl J Med. 2016;375(19):1834-1844. doi:10.1056/NEJMoa1607141 [2] Marx N, Federici M, Schütt K, et al. 2023 ESC Guidelines for the management of cardiovascular disease in patients with diabetes [published correction appears in Eur Heart J. 2023 Dec 21;44(48):5060] [published correction appears in Eur Heart J. 2024 Jan 22;:]. Eur Heart J. 2023;44(39):4043-4140. doi:10.1093/eurheartj/ehad192 [3] Lincoff AM, Brown-Frandsen K, Colhoun HM, et al. Semaglutide and Cardiovascular Outcomes in Obesity without Diabetes. N Engl J Med. 2023;389(24):2221-2232. doi:10.1056/NEJMoa2307563 [4] GBD 2015 Obesity Collaborators, Afshin A, Forouzanfar MH, et al. Health Effects of Overweight and Obesity in 195 Countries over 25 Years. N Engl J Med. 2017;377(1):13-27. doi:10.1056/NEJMoa1614362 |