Diagnostica primaria: Ecocontrastografia
Negli ultimi anni è aumentato l'interesse nei confronti di questa affascinante metodica diagnostica che permette di aggiungere alle informazioni morfologiche e funzionali dell'Ecocardiografia "tradizionale" quelle sul circolo coronarico attraverso lo studio della distribuzione del sangue nel muscolo cardiaco.
Il primo utilizzo del metodo del contrasto risale a più di trenta anni fa, ma era limitato alla visualizzazione delle sezione destra del cuore e per verificare eventuali passaggi anomali tra sezione destra e sinistra.
Abbiamo chiesto chiarimenti alla Dottoressa G. Rita Ciliberto, responsabile del Laboratorio di Ecocardiografia del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare Angelo De Gasperis di Niguarda a Milano, la quale ci ha illustrato anche le differenze con le altre metodiche oggi routinariamente eseguite in molti Centri Cardiologici.
L'Ecocardiografia è un esame molto versatile, dice la Dottoressa Ciliberto, accurato nelle varie patologie cardiovascolari, sicuro e non invasivo per il paziente, ampiamente diffuso, ripetibile e, non da ultimo, con un elevato rapporto costi-beneficio.
E' utilissimo anche nelle emergenze/urgenze cardiologiche per ottenere un rapido screening e può essere eseguito con facilità di trasporto dell'ecocardiografo presso il letto del paziente e/o in ambiente protetto.
Ne esistono due possibili esecuzioni:
Eco-transtoracica - mediante un transduttore, il cardiologo/operatore invia e riceve in continuo un fascio ultrasonoro che viene convertito in immagini, permettendo di analizzare in tempo reale le varie strutture cardiache e il loro movimento. Questa analisi consente di ottenere informazioni morfologiche e funzionali delle varie strutture del cuore e di formulare, così, la diagnosi.
Eco-transesofagea - di più recente introduzione, consiste nell'immettere una sonda nell'esofago che, per la stretta vicinanza alle strutture cardiache e l'elevata risoluzione delle immagini, permette di valutare pazienti che non possiedono una buona "finestra acustica" esterna per problemi tecnici (obesità o enfisema polmonare), la diagnosi accurata in alcune patologie e la valutazione intraoperatoria o in rianimazione, dove l'approccio transtoracico non è possibile.
L'introduzione dell'analisi Doppler ha permesso di ottenere anche informazioni emodinamiche sulle caratteristiche dei flussi attraverso le varie strutture cardiache, molto importanti per la diagnosi di valvulopatie ed in passato ottenibili solo con metodiche di tipo invasivo come il cateterismo cardiaco.
Un limite dell'Ecocardiografia rimane, però, lo studio del circolo coronarico.
L'ecocontrastografia rivoluzionerà in tempi brevi questo panorama diagnostico, consentendo di migliorare le capacità diagnostiche dell'ecocardiografia anche nella malattia coronarica che, per la sua diffusione e le sue complicanze (infarto), rappresenta sicuramente un campo di estremo interesse.
L'ecocontrastografia consiste nella valutazione ecocardiografica delle cavità cardiache, dei vasi e, soprattutto, del microcircolo coronarico dopo somministrazione di agenti che aumentano l'ecoriflettenza del sangue attraverso l'utilizzo di microbolle contenenti aria o gas.
I primi mezzi di contrasto utilizzavano soluzioni agitate manualmente contenenti aria, che permettevano di visualizzare solo le sezioni cardiache destre, ma non erano in grado di passare attraverso il microcircolo polmonare e, pertanto, di raggiungere le cavità sinistre del cuore. Oggi sono disponibili microbolle più piccole (di dimensioni inferiori a 7 micron), rivestite di un involucro che le rende più stabili, capaci di visualizzare le sezioni cardiache sinistre, il microcircolo coronarico e, quindi, il miocardio. Ed è proprio questo il risultato straordinario: è possibile "vedere" il sangue arrivare, visualizzare distintamente le cavità cardiache e i vasi e la distribuzione del flusso sanguigno nel miocardio.
E' possibile scoprire difetti di perfusione legati ad alterazioni coronariche, evidenziando le zone di muscolo cardiaco (miocardio) con mancata o severa riduzione di flusso per la presenza di un'occlusione o di un grave restringimento o l'occlusione di un ramo coronarico (figura 2= schematizzazione del circolo coronarico, in giallo il ramo occluso e senza flusso, in arancione il flusso nei vasi normali). Questo è di estrema importanza non tanto per il riconoscimento di un pregresso infarto, ma nell'infarto acuto per valutare:
1) la sede e l'estensione delle zone a rischio durante occlusione di una coronaria, che potrebbero essere recuperabili con precoci ed adeguati trattamenti come la trombolisi e l'angioplastica coronarica;
2) la perfusione miocardica dopo ricanalizzazione della coronaria occlusa e quindi l'efficacia di queste procedure;
3) l'integrità del microcircolo e la vitalità del miocardio nelle zone interessate.
L'ecocontrastografia è ancora una metodica in fase di evoluzione, che può fornire informazioni nello studio del flusso in alcune sezioni dell'albero coronarico, in condizioni di base o sotto stress farmacologico, permettendo di seguire in maniera non invasiva pazienti con stenosi coronariche o dopo l'applicazione di stent.
Nel laboratorio di Ecocardiografia del De Gasperis di Niguarda, continua la Dott.ssa Ciliberto, grazie all'ampia esperienza maturata sulle varie patologie cardiache stiamo verificando l'impatto clinico della metodica ed i diversi problemi legati al suo utilizzo, che a breve termine potranno essere superati, ma permettono ancora un suo reale utilizzo nella pratica clinica. Le limitazioni principali riguardano la disponibilità, le caratteristiche ed i costi degli agenti di contrasto da una parte, nonché la necessità di apparecchiature con software specifici e del loro miglioramento.
Ma le applicazioni dell'ecocontrastografia non sono limitate alla cardiologia e molto promettenti sembrano nuovi campi sia di tipo diagnostico che terapeutico. Nuove prospettive di studio riguardano, infatti, la patologia neoplastica (dei tumori): sfruttando la capacità della metodica di differenziare, in base alle diverse distribuzioni del sangue, i tessuti normali da quelli neoplastici, e la possibilità di liberare solo nelle zone di interesse i farmaci contenuti e veicolati nelle microbolle, che verrebbero poi distrutte nei punti colpiti dal fascio di ultrasuoni, saranno consentiti trattamenti mirati salvaguardando i tessuti sani.
Autore: Patrizia Valentina Arcuri
Il primo utilizzo del metodo del contrasto risale a più di trenta anni fa, ma era limitato alla visualizzazione delle sezione destra del cuore e per verificare eventuali passaggi anomali tra sezione destra e sinistra.
Abbiamo chiesto chiarimenti alla Dottoressa G. Rita Ciliberto, responsabile del Laboratorio di Ecocardiografia del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare Angelo De Gasperis di Niguarda a Milano, la quale ci ha illustrato anche le differenze con le altre metodiche oggi routinariamente eseguite in molti Centri Cardiologici.
L'Ecocardiografia è un esame molto versatile, dice la Dottoressa Ciliberto, accurato nelle varie patologie cardiovascolari, sicuro e non invasivo per il paziente, ampiamente diffuso, ripetibile e, non da ultimo, con un elevato rapporto costi-beneficio.
E' utilissimo anche nelle emergenze/urgenze cardiologiche per ottenere un rapido screening e può essere eseguito con facilità di trasporto dell'ecocardiografo presso il letto del paziente e/o in ambiente protetto.
Ne esistono due possibili esecuzioni:
Eco-transtoracica - mediante un transduttore, il cardiologo/operatore invia e riceve in continuo un fascio ultrasonoro che viene convertito in immagini, permettendo di analizzare in tempo reale le varie strutture cardiache e il loro movimento. Questa analisi consente di ottenere informazioni morfologiche e funzionali delle varie strutture del cuore e di formulare, così, la diagnosi.
Eco-transesofagea - di più recente introduzione, consiste nell'immettere una sonda nell'esofago che, per la stretta vicinanza alle strutture cardiache e l'elevata risoluzione delle immagini, permette di valutare pazienti che non possiedono una buona "finestra acustica" esterna per problemi tecnici (obesità o enfisema polmonare), la diagnosi accurata in alcune patologie e la valutazione intraoperatoria o in rianimazione, dove l'approccio transtoracico non è possibile.
L'introduzione dell'analisi Doppler ha permesso di ottenere anche informazioni emodinamiche sulle caratteristiche dei flussi attraverso le varie strutture cardiache, molto importanti per la diagnosi di valvulopatie ed in passato ottenibili solo con metodiche di tipo invasivo come il cateterismo cardiaco.
Un limite dell'Ecocardiografia rimane, però, lo studio del circolo coronarico.
L'ecocontrastografia rivoluzionerà in tempi brevi questo panorama diagnostico, consentendo di migliorare le capacità diagnostiche dell'ecocardiografia anche nella malattia coronarica che, per la sua diffusione e le sue complicanze (infarto), rappresenta sicuramente un campo di estremo interesse.
L'ecocontrastografia consiste nella valutazione ecocardiografica delle cavità cardiache, dei vasi e, soprattutto, del microcircolo coronarico dopo somministrazione di agenti che aumentano l'ecoriflettenza del sangue attraverso l'utilizzo di microbolle contenenti aria o gas.
I primi mezzi di contrasto utilizzavano soluzioni agitate manualmente contenenti aria, che permettevano di visualizzare solo le sezioni cardiache destre, ma non erano in grado di passare attraverso il microcircolo polmonare e, pertanto, di raggiungere le cavità sinistre del cuore. Oggi sono disponibili microbolle più piccole (di dimensioni inferiori a 7 micron), rivestite di un involucro che le rende più stabili, capaci di visualizzare le sezioni cardiache sinistre, il microcircolo coronarico e, quindi, il miocardio. Ed è proprio questo il risultato straordinario: è possibile "vedere" il sangue arrivare, visualizzare distintamente le cavità cardiache e i vasi e la distribuzione del flusso sanguigno nel miocardio.
E' possibile scoprire difetti di perfusione legati ad alterazioni coronariche, evidenziando le zone di muscolo cardiaco (miocardio) con mancata o severa riduzione di flusso per la presenza di un'occlusione o di un grave restringimento o l'occlusione di un ramo coronarico (figura 2= schematizzazione del circolo coronarico, in giallo il ramo occluso e senza flusso, in arancione il flusso nei vasi normali). Questo è di estrema importanza non tanto per il riconoscimento di un pregresso infarto, ma nell'infarto acuto per valutare:
1) la sede e l'estensione delle zone a rischio durante occlusione di una coronaria, che potrebbero essere recuperabili con precoci ed adeguati trattamenti come la trombolisi e l'angioplastica coronarica;
2) la perfusione miocardica dopo ricanalizzazione della coronaria occlusa e quindi l'efficacia di queste procedure;
3) l'integrità del microcircolo e la vitalità del miocardio nelle zone interessate.
L'ecocontrastografia è ancora una metodica in fase di evoluzione, che può fornire informazioni nello studio del flusso in alcune sezioni dell'albero coronarico, in condizioni di base o sotto stress farmacologico, permettendo di seguire in maniera non invasiva pazienti con stenosi coronariche o dopo l'applicazione di stent.
Nel laboratorio di Ecocardiografia del De Gasperis di Niguarda, continua la Dott.ssa Ciliberto, grazie all'ampia esperienza maturata sulle varie patologie cardiache stiamo verificando l'impatto clinico della metodica ed i diversi problemi legati al suo utilizzo, che a breve termine potranno essere superati, ma permettono ancora un suo reale utilizzo nella pratica clinica. Le limitazioni principali riguardano la disponibilità, le caratteristiche ed i costi degli agenti di contrasto da una parte, nonché la necessità di apparecchiature con software specifici e del loro miglioramento.
Ma le applicazioni dell'ecocontrastografia non sono limitate alla cardiologia e molto promettenti sembrano nuovi campi sia di tipo diagnostico che terapeutico. Nuove prospettive di studio riguardano, infatti, la patologia neoplastica (dei tumori): sfruttando la capacità della metodica di differenziare, in base alle diverse distribuzioni del sangue, i tessuti normali da quelli neoplastici, e la possibilità di liberare solo nelle zone di interesse i farmaci contenuti e veicolati nelle microbolle, che verrebbero poi distrutte nei punti colpiti dal fascio di ultrasuoni, saranno consentiti trattamenti mirati salvaguardando i tessuti sani.
Autore: Patrizia Valentina Arcuri