Diagnostica primaria: Prova da sforzo
Serve a valutare lo stato di salute dell 'apparato cardiovascolare cioe' della pompa (il cuore) e dei vasi (le arterie).
Il cuore e' un motore che funziona con l'ossigeno fornito da due arterie che si chiamano coronarie. A riposo, il cuore "consuma" circa 250 ml di sangue al minuto e questo consente una portata cardiaca (cioe' il flusso di sangue per il funzionamento dell'intero organismo) di circa 5 litri/minuto.
Durante lo sforzo, la portata cardiaca puo' aumentare anche di 4-5 volte e di conseguenza, anche il consumo del cuore, che puo' aumentare fino a 5-6 volte i valori di base.
I meccanismi principali mediante i quali il cuore riesce ad aumentare la portata cardiaca sono due: l'aumento della frequenza cardiaca (battiti per minuto) e l'aumento della gettata sistolica ( quantita' di sangue espulsa dal cuore per ogni singolo battito).
Il consumo di ossigeno del cuore e determinato dalla frequenza cardiaca (battiti/minuto) e dalla pressione arteriosa. Durante lo sforzo, la frequenza cardiaca aumenta cosi come la pressione arteriosa sistolica (la massima). Il prodotto tra la frequenza cardiaca massima e la pressione sistolica massima raggiunti durante lo sforzo rappresentano un buon indice del consumo di ossigeno del cuore.
La frequenza cardiaca massima raggiungibile durante uno sforzo e' correlata all'eta' da una relazione lineare che viene calcolata con la formula seguente FCMT= 220-eta' (FCMT = frequenza massima teorica) . Quando si supera l'85% della FCMT il cuore e' in condizioni di massimo consumo di ossigeno e pertanto si possono fare utili osservazioni sul corretto funzionamento della pompa con vari strumenti:
L'elettrocardiogramma: mediante elettrodi cutanei si registra il tracciato ECG in condizioni di base, prima del test, durante lo sforzo e nella fase immediatamente successiva (recupero).
E importante registrare una buona traccia elettrocardiografica: per tale motivo gli elettrodi cutanei vengono posizionati con particolare cura, depilando la cute del torace con rasoio monouso nei maschi e, in tutti, detergendo la cute con soluzioni alcoliche per togliere lo strato superficiale che ostacola la trasmissione del segnale elettrico. L'ECG consente la valutazione della presenza di segni di ischemia. Quando, a causa dello sforzo, al cuore non arriva abbastanza ossigeno, possono comparire alterazioni dell'ECG (sottolivellamento del tratto ST) che precedono la comparsa di sintomi (angina). Il mancato apporto di ossigeno al cuore (ischemia miocardica) e' in genere dovuto alla presenza di placche aterosclerotiche nelle arterie coronariche che ostruiscono il flusso di sangue. In condizioni di riposo, l'apporto di sangue e' sufficiente al normale funzionamento del cuore, ma durante l'esercizio fisico, l'apporto disangue e' insufficiente all'aumento delle richieste e compaiono i segni elettrocardiografici di ischemia e, successivamente, i sintomi anginosi (dolore al petto).
L'ECG consente di evidenziare la presenza di aritmie (battiti irregolari del cuore). Le aritmie possono essere provocate dall'ischemia, cioe' dal mancato apporto di ossigeno al cuore, oppure avere cause diverse, secondarie ad altre cardiopatie (malattie delle valvole del cuore o malattie degenerative del muscolo, miocardiopatie) o a malattie sistemiche (disturbi della tiroide, insufficienza renale).
1) La pressione arteriosa: la pressione arteriosa sistolica (la "massima") aumenta durante lo sforzo fisico. L'adeguatezza dell'incremento e' un buon indice dello stato di salute dell'apparato cardiovascolare. Nell'ipertensione arteriosa la pressione sistolica, se si sospendono i farmaci ipotensivi prima del test, tende a salire in modo non appropriato all'intensita' dello sforzo e puo' costringere all'interruzione prematura del test.
2) I sintomi: l'insorgenza di sintomi durante lo sforzo e' un importante elemento di giudizio: l'angina (dolore retrosternale oppressivo che aumenta con lo sforzo), la dispnea ( mancanza di fiato sproporzionata allo sforzo in atto), la vertigine (segno di insufficienza cardiaca grave se associata ad aritmie o ipotensione arteriosa), la palpitazione ( percezione di battito irregolare associata ad aritmie), la percezione dello sforzo (sforzo percepito come estremo).
3) La capacita' funzionale: rappresenta la quantita' di esercizio che siamo in grado di fare. Questa e' ovviamente molto variabile, e dipende dall'eta', dal sesso, del grado di allenamento fisico e dalla attitudine al tipo di esercizio proposto. Esistono tabelle differenziate per eta', sesso e grado di allenamento che definiscono la capacita' funzionale: il raggiungimento del 100% della capacita' aerobica funzionale significa essere in grado di sostenere una capacita' di lavoro adeguata rispetto al gruppo di appartenenza, definito da sesso, eta e grado di allenamento. Quanto maggiore e' la propria capacita' funzionale quanto minori sono i rischi di avere eventi cardiaci: questa e' una buona motivazione per mantenere elevata la propria capacita' funzionale attraverso l'esercizio fisico.
Autore: Alberto Roghi
Il cuore e' un motore che funziona con l'ossigeno fornito da due arterie che si chiamano coronarie. A riposo, il cuore "consuma" circa 250 ml di sangue al minuto e questo consente una portata cardiaca (cioe' il flusso di sangue per il funzionamento dell'intero organismo) di circa 5 litri/minuto.
Durante lo sforzo, la portata cardiaca puo' aumentare anche di 4-5 volte e di conseguenza, anche il consumo del cuore, che puo' aumentare fino a 5-6 volte i valori di base.
I meccanismi principali mediante i quali il cuore riesce ad aumentare la portata cardiaca sono due: l'aumento della frequenza cardiaca (battiti per minuto) e l'aumento della gettata sistolica ( quantita' di sangue espulsa dal cuore per ogni singolo battito).
Il consumo di ossigeno del cuore e determinato dalla frequenza cardiaca (battiti/minuto) e dalla pressione arteriosa. Durante lo sforzo, la frequenza cardiaca aumenta cosi come la pressione arteriosa sistolica (la massima). Il prodotto tra la frequenza cardiaca massima e la pressione sistolica massima raggiunti durante lo sforzo rappresentano un buon indice del consumo di ossigeno del cuore.
La frequenza cardiaca massima raggiungibile durante uno sforzo e' correlata all'eta' da una relazione lineare che viene calcolata con la formula seguente FCMT= 220-eta' (FCMT = frequenza massima teorica) . Quando si supera l'85% della FCMT il cuore e' in condizioni di massimo consumo di ossigeno e pertanto si possono fare utili osservazioni sul corretto funzionamento della pompa con vari strumenti:
L'elettrocardiogramma: mediante elettrodi cutanei si registra il tracciato ECG in condizioni di base, prima del test, durante lo sforzo e nella fase immediatamente successiva (recupero).
E importante registrare una buona traccia elettrocardiografica: per tale motivo gli elettrodi cutanei vengono posizionati con particolare cura, depilando la cute del torace con rasoio monouso nei maschi e, in tutti, detergendo la cute con soluzioni alcoliche per togliere lo strato superficiale che ostacola la trasmissione del segnale elettrico. L'ECG consente la valutazione della presenza di segni di ischemia. Quando, a causa dello sforzo, al cuore non arriva abbastanza ossigeno, possono comparire alterazioni dell'ECG (sottolivellamento del tratto ST) che precedono la comparsa di sintomi (angina). Il mancato apporto di ossigeno al cuore (ischemia miocardica) e' in genere dovuto alla presenza di placche aterosclerotiche nelle arterie coronariche che ostruiscono il flusso di sangue. In condizioni di riposo, l'apporto di sangue e' sufficiente al normale funzionamento del cuore, ma durante l'esercizio fisico, l'apporto disangue e' insufficiente all'aumento delle richieste e compaiono i segni elettrocardiografici di ischemia e, successivamente, i sintomi anginosi (dolore al petto).
L'ECG consente di evidenziare la presenza di aritmie (battiti irregolari del cuore). Le aritmie possono essere provocate dall'ischemia, cioe' dal mancato apporto di ossigeno al cuore, oppure avere cause diverse, secondarie ad altre cardiopatie (malattie delle valvole del cuore o malattie degenerative del muscolo, miocardiopatie) o a malattie sistemiche (disturbi della tiroide, insufficienza renale).
1) La pressione arteriosa: la pressione arteriosa sistolica (la "massima") aumenta durante lo sforzo fisico. L'adeguatezza dell'incremento e' un buon indice dello stato di salute dell'apparato cardiovascolare. Nell'ipertensione arteriosa la pressione sistolica, se si sospendono i farmaci ipotensivi prima del test, tende a salire in modo non appropriato all'intensita' dello sforzo e puo' costringere all'interruzione prematura del test.
2) I sintomi: l'insorgenza di sintomi durante lo sforzo e' un importante elemento di giudizio: l'angina (dolore retrosternale oppressivo che aumenta con lo sforzo), la dispnea ( mancanza di fiato sproporzionata allo sforzo in atto), la vertigine (segno di insufficienza cardiaca grave se associata ad aritmie o ipotensione arteriosa), la palpitazione ( percezione di battito irregolare associata ad aritmie), la percezione dello sforzo (sforzo percepito come estremo).
3) La capacita' funzionale: rappresenta la quantita' di esercizio che siamo in grado di fare. Questa e' ovviamente molto variabile, e dipende dall'eta', dal sesso, del grado di allenamento fisico e dalla attitudine al tipo di esercizio proposto. Esistono tabelle differenziate per eta', sesso e grado di allenamento che definiscono la capacita' funzionale: il raggiungimento del 100% della capacita' aerobica funzionale significa essere in grado di sostenere una capacita' di lavoro adeguata rispetto al gruppo di appartenenza, definito da sesso, eta e grado di allenamento. Quanto maggiore e' la propria capacita' funzionale quanto minori sono i rischi di avere eventi cardiaci: questa e' una buona motivazione per mantenere elevata la propria capacita' funzionale attraverso l'esercizio fisico.
Autore: Alberto Roghi